mercoledì 29 marzo 2017

1.  Illustra le cause della decadenza dell’eloquenza nelle opere di Petronio e di Quintiliano. 
Quintiliano e Petronio spiegano la decadenza dell’oratoria in epoca imperiale in termini di corruzione dell’insegnamento, dei costumi e del gusto[i]. Nel Satyricon il protagonista Encolpio attribuisce la decadenza dell’oratoria ai cattivi maestri che impongono agli allievi esercitazioni scolastiche su argomenti fittizi, le declamationes in voga in epoca imperiale, e insegnano uno stile ampolloso, teso a stupire l’uditorio. A lui il retore Agamennone risponde che i maestri si adattano agli interessi dei ragazzi e all’ambizione dei genitori, che vogliono farli esibire nel foro senza un adeguato tirocinio formativo. Quintiliano nell’Institutio oratoria individua le stesse motivazioni tecniche addotte da Encolpio e sul piano morale, in una riflessione di portata più ampia e meno interessata rispetto a quella di Agamennone, attribuisce la decadenza dell’oratoria alla dilagante corruzione dei costumi.

2. Nel XII libro dell’Institutio oratoria viene delineato il concetto di vir bonus dicendi peritus. Cosa si intende con tale espressione?
L’espressione vir bonus dicendi peritus, che Quintiliano riprende da Catone, delinea il ritratto dell’oratore ideale, sottolineando la priorità del dato morale: l’oratore è innanzitutto uomo onesto (vir bonus), che è impegnato in politica non in vista del suo interesse personale, ma per il bene della comunità, e alla cui probità morale si aggiunge la capacità di esprimersi efficacemente (dicendi peritus). Sulla scorta di Catone e soprattutto di Cicerone, modello insuperato per il nostro autore, Quintiliano delinea, però, una figura anacronistica di oratore. Se, infatti, l’oratore in età repubblicana rivolgeva i suoi discorsi alle assemblee cittadine, che detenevano il potere, per orientarne le decisioni, in epoca imperiale il senato ed il popolo sono stati esautorati e il vero arbitro della politica è il princeps. Del resto Quintiliano, pur non sottolineando esplicitamente le mutate condizioni storiche, consiglia la collaborazione dell’oratore con il potere assoluto, trasformando di fatto l’oratore in un leale funzionario.

3. Realismo comico e realismo del distacco nel Satyricon di Petronio.
La narrazione petroniana è improntata di realismo, poiché presenta un’umanità e situazioni, perlopiù basse e degradate, del mondo realmente esistente al tempo del suo autore, insieme a un intento mimetico-realistico nella lingua e nello stile. Non si deve, tuttavia, dare al termine un’accezione anacronistica, pensando alle esperienze narrative del Realismo ottocentesco che trattano con serietà le problematiche sociali, perché, come ha dimostrato Auerbach, nella letteratura antica la realtà umile e quotidiana può essere rappresentata solo in modo comico e grottesco in base alla teoria degli stili. Nello stesso tempo, secondo una definizione di Luca Canali, quello del Satyricon è anche un “realismo del distacco”, perché l’autore mantiene un atteggiamento scettico, disincantato, nei confronti della materia trattata, lontano dal compiacimento e anche dall’invettiva.





[i] Con la maggiore lucidità dello storico, Tacito vedrà nella situazione politica dell’impero il fattore determinante che rende impossibile la rinascita di una grande eloquenza.

Nessun commento:

Posta un commento