1. Illustra le cause della decadenza dell’eloquenza
nelle opere di Petronio e di Quintiliano.
Quintiliano e Petronio spiegano
la decadenza dell’oratoria in epoca imperiale in termini di corruzione
dell’insegnamento, dei costumi e del gusto[i].
Nel Satyricon il protagonista
Encolpio attribuisce la decadenza dell’oratoria ai cattivi maestri che
impongono agli allievi esercitazioni scolastiche su argomenti fittizi, le declamationes in voga in epoca
imperiale, e insegnano uno stile ampolloso, teso a stupire l’uditorio. A lui il
retore Agamennone risponde che i maestri si adattano agli interessi dei ragazzi
e all’ambizione dei genitori, che vogliono farli esibire nel foro senza un
adeguato tirocinio formativo. Quintiliano nell’Institutio oratoria individua le stesse motivazioni tecniche
addotte da Encolpio e sul piano morale, in una riflessione di portata più ampia
e meno interessata rispetto a quella di Agamennone, attribuisce la decadenza
dell’oratoria alla dilagante corruzione dei costumi.
2. Nel XII libro dell’Institutio oratoria viene delineato il
concetto di vir bonus dicendi peritus. Cosa
si intende con tale espressione?
L’espressione vir bonus dicendi peritus, che
Quintiliano riprende da Catone, delinea il ritratto dell’oratore ideale,
sottolineando la priorità del dato morale: l’oratore è innanzitutto uomo onesto
(vir bonus), che è impegnato in
politica non in vista del suo interesse personale, ma per il bene della
comunità, e alla cui probità morale si aggiunge la capacità di esprimersi
efficacemente (dicendi peritus).
Sulla scorta di Catone e soprattutto di Cicerone, modello insuperato per il
nostro autore, Quintiliano delinea, però, una figura anacronistica di oratore.
Se, infatti, l’oratore in età repubblicana rivolgeva i suoi discorsi alle
assemblee cittadine, che detenevano il potere, per orientarne le decisioni, in
epoca imperiale il senato ed il popolo sono stati esautorati e il vero arbitro
della politica è il princeps. Del
resto Quintiliano, pur non sottolineando esplicitamente le mutate condizioni
storiche, consiglia la collaborazione dell’oratore con il potere assoluto,
trasformando di fatto l’oratore in un leale funzionario.
3. Realismo comico e realismo
del distacco nel Satyricon di
Petronio.
La narrazione petroniana è
improntata di realismo, poiché presenta un’umanità e situazioni, perlopiù basse
e degradate, del mondo realmente esistente al tempo del suo autore, insieme a
un intento mimetico-realistico nella lingua e nello stile. Non si deve,
tuttavia, dare al termine un’accezione anacronistica, pensando alle esperienze
narrative del Realismo ottocentesco che trattano con
serietà le problematiche sociali, perché, come ha dimostrato Auerbach, nella
letteratura antica la realtà umile e quotidiana può essere rappresentata solo
in modo comico e grottesco in base alla teoria degli stili. Nello stesso tempo,
secondo una definizione di Luca Canali, quello del Satyricon è anche un “realismo del distacco”, perché l’autore
mantiene un atteggiamento scettico, disincantato, nei confronti della materia
trattata, lontano dal compiacimento e anche dall’invettiva.
[i] Con la maggiore lucidità dello storico, Tacito vedrà
nella situazione politica dell’impero il fattore determinante che rende
impossibile la rinascita di una grande eloquenza.