mercoledì 7 giugno 2017

illustra le caratteristiche dello stile di Lucrezio

Lo stile di Lucrezio è uno stile ricco di figure retoriche, in particolare anafore, e perifrasi poetiche che ampliano le possibilità espressive della lingua, patronimici e arcaismi che stabiliscono un filo diretto con Ennio, il predecessore del genere epico. Tutte queste modalità espressive servono per innalzare lo stile.
Lucrezio inoltre si avvale di tante figure di suono, come ad esempio allitterazioni e omoteleuti (che costituiscono un rimando alla lingua degli arcaici, i quali, appunto, utilizzavano queste tecniche per dare ritmo alla poesia dato che il verso era più libero), e figure dell'ordine, soprattutto iperbati e anastrofi ( nche questi per innalzare lo stile).
Infine in Lucrezio vi è un lessico del tutto innovativo, nel senso che egli adotta il linguaggio filosofico e scientifico per esprimere i concetti della filosofia epicurea.

mercoledì 29 marzo 2017

1.  Illustra le cause della decadenza dell’eloquenza nelle opere di Petronio e di Quintiliano. 
Quintiliano e Petronio spiegano la decadenza dell’oratoria in epoca imperiale in termini di corruzione dell’insegnamento, dei costumi e del gusto[i]. Nel Satyricon il protagonista Encolpio attribuisce la decadenza dell’oratoria ai cattivi maestri che impongono agli allievi esercitazioni scolastiche su argomenti fittizi, le declamationes in voga in epoca imperiale, e insegnano uno stile ampolloso, teso a stupire l’uditorio. A lui il retore Agamennone risponde che i maestri si adattano agli interessi dei ragazzi e all’ambizione dei genitori, che vogliono farli esibire nel foro senza un adeguato tirocinio formativo. Quintiliano nell’Institutio oratoria individua le stesse motivazioni tecniche addotte da Encolpio e sul piano morale, in una riflessione di portata più ampia e meno interessata rispetto a quella di Agamennone, attribuisce la decadenza dell’oratoria alla dilagante corruzione dei costumi.

2. Nel XII libro dell’Institutio oratoria viene delineato il concetto di vir bonus dicendi peritus. Cosa si intende con tale espressione?
L’espressione vir bonus dicendi peritus, che Quintiliano riprende da Catone, delinea il ritratto dell’oratore ideale, sottolineando la priorità del dato morale: l’oratore è innanzitutto uomo onesto (vir bonus), che è impegnato in politica non in vista del suo interesse personale, ma per il bene della comunità, e alla cui probità morale si aggiunge la capacità di esprimersi efficacemente (dicendi peritus). Sulla scorta di Catone e soprattutto di Cicerone, modello insuperato per il nostro autore, Quintiliano delinea, però, una figura anacronistica di oratore. Se, infatti, l’oratore in età repubblicana rivolgeva i suoi discorsi alle assemblee cittadine, che detenevano il potere, per orientarne le decisioni, in epoca imperiale il senato ed il popolo sono stati esautorati e il vero arbitro della politica è il princeps. Del resto Quintiliano, pur non sottolineando esplicitamente le mutate condizioni storiche, consiglia la collaborazione dell’oratore con il potere assoluto, trasformando di fatto l’oratore in un leale funzionario.

3. Realismo comico e realismo del distacco nel Satyricon di Petronio.
La narrazione petroniana è improntata di realismo, poiché presenta un’umanità e situazioni, perlopiù basse e degradate, del mondo realmente esistente al tempo del suo autore, insieme a un intento mimetico-realistico nella lingua e nello stile. Non si deve, tuttavia, dare al termine un’accezione anacronistica, pensando alle esperienze narrative del Realismo ottocentesco che trattano con serietà le problematiche sociali, perché, come ha dimostrato Auerbach, nella letteratura antica la realtà umile e quotidiana può essere rappresentata solo in modo comico e grottesco in base alla teoria degli stili. Nello stesso tempo, secondo una definizione di Luca Canali, quello del Satyricon è anche un “realismo del distacco”, perché l’autore mantiene un atteggiamento scettico, disincantato, nei confronti della materia trattata, lontano dal compiacimento e anche dall’invettiva.





[i] Con la maggiore lucidità dello storico, Tacito vedrà nella situazione politica dell’impero il fattore determinante che rende impossibile la rinascita di una grande eloquenza.

mercoledì 8 marzo 2017

Quali sono le cause della decadenza dell'oratoria secondo Quintiliano?

 Le cause della decadenza della retorica sono descritte da Quintiliano nell’Institutio Oratoria e sono di ordine tecnico e morale. Per quanto riguarda le cause di ordine tecnico, come Petronio, Quintiliano critica la carenza di buoni insegnanti nella scuola romana e l’eccessivo spazio lasciato alle declamationes: esercizi di natura fittizia che servono ad allenare i giovani oratori, ma che sono lontani dalla vita reale e dunque inutili alla communis utilitas. Il bravo oratore, infatti, per Quintiliano è colui che antepone sempre il bene pubblico a quello privato e difende gli interessi della comunità attraverso l’impegno politico. Per quanto riguarda, invece, le cause di ordine morale, Quintiliano critica rigidamente la corruzione dei costumi che allontana l’oratore dall’ideale del “vir bonus dicendi peritus”, cioè l’uomo onesto, (vir bonus) che sa parlare elegantemente. La corruzione dei costumi ha delle conseguenze sul gusto e sullo stile delle orazioni; Quintiliano ,infatti, afferma che c’è una degenerazione dello stile e critica aspramente l’asianesimo, che mira allo sfoggio di bravura anziché persuasione dell’auditorium.    😊

martedì 7 marzo 2017

Quali sono le cause della decadenza dell'oratoria secondo Quintiliano?

Nell’ ‘Institutio oratoria’, Quintiliano riprende il problema della decadenza dell’ oratoria e le sue cause, citando fonti greche e latine, discute le posizioni prese dai suoi predecessori.
Indica le cause dividendole in fattori di ordine tecnico e fattori di ordine morale; nei primi fece riferimento alla carenza di buoni insegnanti nel sistema scolastico ed un eccessivo spazio dato nella scuola alla discussione su argomenti lontani dalla vita reale e di conseguenza poco utili e i secondi riguardavano la degenerazione dei costumi.

Entrambe le cause della decadenza dell’oratoria derivano da due principali problemi impostati da Quintiliano in termini di “corruzione”, in rapporto alle condizioni storico-culturali dell’ età in cui è nata: quello della mutata funzione dell’ oratore nella società e quello delle nuove tendenze stilistiche. Egli individua in Cicerone il culmine dell’oratoria romana e il modello insuperabile al quale si deve tornare percorre rimedio alla situazione.

Quali sono le cause della decadenza dell’oratoria secondo Quintiliano?




Quali sono le cause della decadenza dell’oratoria secondo Quintiliano?

Nell’“Institutio oratoria” Quintiliano tratta il problema della decadenza dell’eloquenza e le sue possibili cause, tema già affrontato precedentemente da altri autori. In primo luogo, per Quintiliano, le cause derivano dal sistema scolastico, in cui si nota un numero sempre maggiore di insegnanti corrotti e un’eccessiva presenza nel curricolo delle declamazioni, ossia esercizi scolastici di preparazione all’oratoria basati su argomenti fittizi. Infatti lo stile delle declamazioni è molto artefatto e mira a stupire e a dilettare l’oratorio piuttosto che a concentrarsi sulla causa da vincere, trascurando in tal modo l’essenziale. In secondo luogo le cause sono anche morali, ossia riguardanti la degenerazione dei costumi nella società romana. Come soluzione propone di ritornare all’oratoria ciceroniana, considerata il culmine dell’oratoria romana. Tuttavia Quintiliano non si sofferma in modo particolare sulla decadenza dell’eloquenza e sulle sue cause, ma dimostra in tal modo un’attenzione ai fenomeni storico-sociali della sua epoca.

giovedì 23 febbraio 2017

Insegnamento individuale e collettivo in Quintiliano
Nel primo libro dell’Institutio oratoria Quintiliano confuta le argomentazioni di quanti preferiscono l’istruzione individuale e domestica a quella collettiva perché ritengono che preservi lo studente dalla cattiva influenza dei coetanei e che permetta all’insegnante di dedicare maggiori attenzioni al singolo allievo. Quintiliano replica che spesso proprio a casa si acquisiscono da genitori troppo permissivi, da maestri corrotti e da schiavi disonesti quei vizi che alcuni attribuiscono alla frequentazione della scuola collettiva; inoltre egli sostiene che stare in classe sia un’ottima preparazione alla vita pubblica e sociale e che il confronto con i compagni incentivi la diligenza e l’emulazione e scoraggi la pigrizia e la superbia.

Che cos’è il clinamen? Quale funzione assume nella filosofia epicurea?

Per spiegare l’aggregazione degli atomi Epicuro introduce una deviazione (o declinazione) casuale degli atomi dalla loro traiettoria rettilinea che li porta ad una serie di urti con gli altri atomi e che Lucrezio nel De rerum natura chiama clinamen. Questa teoria fa della fisica epicurea certamente una concezione materialistica, ma non caratterizzata da un meccanicismo perfetto: il clinamen infatti è del tutto casuale. C’è quindi nella natura (di cui l’uomo è espressione in ogni suo aspetto, materiale e spirituale) un elemento imponderabile, indeterministico, quello che con terminologia moderna chiamiamo libertà (e nell’uomo libero arbitrio). In conclusione secondo Epicuro (e Lucrezio) il movimento eterno del mondo è regolato in parte da cause rigorosamente deterministiche, dovute al carattere proprio della materia e del vuoto, in parte è frutto del caso e quindi del tutto imprevedibile.

mercoledì 22 febbraio 2017

Ciao ragazze, benvenute! Spero che questo spazio diventi una bella occasione di scrittura, di scambio e di confronto. Provate a inviare un post anche voi. :)